Brahmaea Europaea (vulture): orgoglio Lepidotterologico italiano

L’incontro tra Hartig e la Brahmaea Europaea

La Bramea Europea o Bramea del Vulture assomiglia ad una donna misteriosa e sfuggente, ma piena di fascino. Non è appariscente, non si mette in mostra, ma dietro di sé ha una storia che la rende unica. Forse a questo avrà pensato il Conte altoatesino Graf Friedrich Hartig, appassionato entomologo e ricercatore quando, dopo una vita spesa in giro per il mondo alla ricerca dei suoi amati lepidotteri, ebbe il privilegio di incrociare la sua esistenza con quella di questa splendida creatura.

Era il 1963 e Fred Hartig si trovava nella Basilicata del nord, nelle foreste alle pendici del Monte Vulture. Si era trasferito lì oramai da qualche anno ed era diventato parte di quei luoghi e di quella natura che amava e studiava. Gli abitanti del Vulture che ebbero il piacere di conoscerlo, lo ricordano per le sue stranezze e l’originalità dei modi. Era quello che si definisce ‘un personaggio’, poco attento all’etichetta, forse, nonostante il titolo nobiliare, ma appassionato del suo lavoro e amante della Basilicata, la terra che, dopo tanto girovagare, aveva scelto per i suoi studi sui microlepidotteri.

In questa zona di uliveti ed eccellenti vitigni, ma anche di laghi e torrenti, anche la Bramea aveva creato, senza dare nell’occhio, il suo spazio vitale. Si racconta che una sera, durante una delle esplorazioni notturne di Hartig, la falena sembrò quasi cadere ai suoi piedi. Il naturalista inizialmente non riconobbe la sua unicità, ma come dovettero illuminarsi i suoi occhi quando si rese conto della portata di quella scoperta per lui e per la sua amata Basilicata! Non si trattava di una farfalla qualunque. Era una specie mai avvistata nel Vecchio Continente fino a quel giorno. Quell’incontro tra un uomo sui generis e una falena misteriosa fu fondamentale per rivelare al mondo la presenza di questa rarissima farfalla notturna che aveva stabilito la sua residenza in provincia di Potenza, sulle pendici di un vulcano spento.

Ma chi è davvero la Brahmaea Europaea?

La Brahmaea Europaea è una farfalla antichissima, quasi un fossile vivente. Questo piccolo insetto, della famiglia dei Brameidi, ha scelto come habitat un luogo altrettanto unico: il Vulture.
Il Monte Vulture è un vulcano spento, nato circa 750.000 anni fa, un gigante di verdi boschi che sembra stringere in un abbraccio due preziosi bacini di acque minerali, il Lago Piccolo e il Lago Grande di Monticchio.

Scientificamente la Bramea è un lepidottero, dal greco lepidos (squama) e pteron (ala). Le sue squame o scaglie sono, in realtà, peli dilatati, appiattiti, disposti sulla superficie alare con estrema precisione e trattenute da appositi peduncoli. È una farfalla notturna, con un’apertura alare massima di circa 8 cm. Ha un nome scientifico importante, ma potete anche chiamarla semplicemente farfalla o falena del Vulture. Solo non scordate che è una guerriera, ha saputo resistere e sopravvivere all’ultima glaciazione e continua a vivere e a riprodursi in una piccola area protetta. Come ogni farfalla ha una vita breve, caratterizzata da differenti fasi.

Le larve o bruchi traggono nutrimento dal fogliame dei cespugli di ligustro e dei frassini. Una volta diventate pupe restano in letargo da maggio fino alla primavera successiva quando, oramai crisalidi, si trasformano in splendide farfalle, il culmine della loro vita adulta.

La Brahmaea Europaea: orgoglio Lepidotterologico italiano

La Bramea rappresenta, a ragione, l’orgoglio Lepidotterologico della nostra penisola perchè è la sola della sua famiglia presente in Europa e, nello specifico, in Basilicata. Per lei è stato creato il sottogenere Acanthobrahmaea.

Fino al 1963 si sapeva della diffusione di questa specie unicamente in Asia e in Africa. Nel Vulture la Bramea ha, evidentemente, trovato condizioni climatiche simili a quelle dell’Era cenozoica in cui proliferava, che le hanno permesso di sopravvivere grazie all’adattamento. In questa sorta di Eden, suggestivo come solo questa terra vulcanica sa essere, la Bramea conduce una vita schiva, notturna, grazie alla coesistenza con una particolare specie di frassino che cresce nel clima umido di questa zona e il cui fogliame fa da nutrimento alle sue larve. È una specie antichissima e, allo stesso tempo, rara.

La sua capacità di mimetizzarsi, il suo essere schiva e notturna, infatti, ha impedito per tantissimo tempo la sua classificazione. È unica nel suo genere, diversa da qualsiasi altro Lepidottero, preziosa in particolar modo per la sua capacità di autoconservazione, un tesoro nostrano che è importante conoscere e apprezzare.

Dove incontrare la Bramea?

È possibile apprezzarla solamente nel Vulture, in particolare ai Laghi di Monticchio.

È difatti una specie endemica, l’unica specie europea della sua famiglia presente in quest’area.

La Bramea Europea vive protetta nella Riserva Naturale Statale Orientata ‘Grotticelle di Monticchio, nel comune di Rionero in Vulture, un raro esempio di area istituita dallo Stato per la protezione di un insetto e del suo habitat. Fu lo stesso Hartig a battersi per la protezione della Bramea e la creazione di un’oasi che la tutelasse, cosa che avvenne nel 1971 grazie al Ministero per l’Agricoltura e le Foreste.

La Riserva naturale di Grotticelle è racchiusa in un’area di circa 200 ettari dedicati alla protezione della Bramea. È situata nelle vicinanze di Monticchio Bagni, in una zona boschiva che circonda i Laghi di Monticchio. L’area, ancora incontaminata, rappresenta l’ambiente ideale per chiunque desideri entrare in contatto con la rigogliosa natura del Vulture. Tra i sentieri che conducono al Lago Grande è possibile incontrare la Bramea di Hartig, in sosta dai suoi voli su uno dei tanti tronchi di betulle.

Il periodo di sfarfallamento, durante il quale la Bramea diventa adulta spiegando le ali e cominciando il suo volo è quello primaverile, tra marzo e aprile.

Essendo una farfalla notturna il momento migliore per incontrarla è all’imbrunire.
Venite a conoscerla. Chissà se anche il vostro incontro con la Bramea riuscirà a suscitare in voi le stesse emozioni che provò il vecchio Hartig!

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