Pappa e gioco: come coinvolgere i più piccoli e rendere lo svezzamento divertente

La mamma, non solo quella italiana, nell’immaginario collettivo, al fatidico momento dei pasti dei bambini più piccoli, durante lo svezzamento, è quella figura mitica che si appresta ad andare subito in ansia, risultando troppo apprensiva, mostrandosi sempre crucciata, intenta com’è a chiedersi se il figlio, o la figlia, stia già mangiando abbastanza oppure il perché non mangi tanto e dov’è che lei sta sbagliando?

“Tanto rumore per nulla”, citando Shakespeare, perché in realtà, è bene tranquillizzare tutti subito affermando che sì, va tutto bene e no, non si deve affatto lasciare mai troppo spazio alle preoccupazione e che il momento della pappa è uno degli eventi più importanti della giornata del piccolo che può e deve essere vissuto senza stress, all’insegna del divertimento. Infatti la mamma può dar da mangiare ai propri figli tranquillamente, chiacchierando amabilmente, magari con toni dolci, senza dover avere troppe preoccupazioni al riguardo.

L’atteggiamento della madre è importantissimo, lei, ma non solo, come ogni genitore, deve imparare a vivere al meglio le tappe della crescita dei figli, riuscendo ad abbandonare le ingiustificate ansie generiche, imparando quindi a fidarsi delle capacità figli. Seguendo il noto e affermato metodo Montessori, il cui motto principale è “il bambino è competente”, si apprende chevil genitore può e deve aiutare il bambino a cavarsela da solo.

Troppe volte si tende, sia durante la preparazione delle prime pappe che durante la preparazione di pietanze più elaborate per i più grandicelli, a essere monotematici seguendo alla lettera il foglio del pediatra con le istruzioni per lo svezzamento riportante la necessaria introduzione di un nuovo alimento ogni dieci o quindici giorni mentre, dall’altra parte, ci si deve misurare con il desiderio, con la curiosità, con la volontà di scoperta del bambino nel gusto del cibo. Da madre si è abituate a pensare che l’utilizzo dei classici schemi per lo svezzamento siano utilissimi ma si deve però tenere conto anche della storia del bambino e della storia della famiglia. Resta ovviamente opportuno seguire gli schemi pediatrici soprattutto durante il primo periodo, quello cruciale, dello svezzamento, cioè durante i primi quindici giorni, ma in seguito si può passare, accorciando i tempi, all’introduzione di nuovi alimenti e di nuovi gusti.

Uno dei metodi migliori per riuscire a fare ciò è quello di personalizzare l’alimentazione, non solo nella dieta ma anche nel modo di proporla, e per riuscirci non c’è di meglio che ricorrere, armandosi di molta pazienza e di tanti sorrisi, al gioco. Durante la fase dello svezzamento, come molti pediatri sostengono ormai da tempo, la cosa più importante è la relazione che si comincia a instaurare tra la madre e il figlio. 

Non è importante quindi solo quel che si propone al bambino ma anche la forma, cioè il come, perché si viene a sviluppare una comunicazione decisamente più attiva tra genitore e pargolo. Bisogna quindi ricordarsi che la forma è importante quanto il contenuto per questo motivo di deve lasciare ampio spazio alla fantasia, al divertimento e al gioco. Troppe volte si pensa che sia importante solo quanto, cosa e quando il bambino debba mangiare mentre il genitore deve cercare di essere sempre parte attiva in questo particolare percorso, cercando di ascoltare tutte le esigenze del bebè, rispettandone però gli spazi, i tempi e l’individualità che questi sta iniziando a costruirsi.

Potremmo dire, in altre parole, che qui il genitore propone e il bambino dispone, fermo restando che l’adulto debba essere sempre attento a mantenersi contemporaneamente premuroso e neutrale, ad esempio deve essere ovviamente evitato l’uso del telefono cellulare, del tablet o del pc durante i pasti dello svezzamento perché al centro di questa importante fase dello sviluppo del piccolo deve sempre venirsi a trovare la relazione che si sta sviluppando tra il genitore e il figlio. Inoltre, sempre in questa determinata fase, risultano molto importanti la comunicazione, il contatto visivo, il rispetto dell’individualità e le scelte del piccolo, come ad esempio quella di voler tenere nella sua mano, durante il pasto, un altro cucchiaio o quella di voler mettersi a giocare con pezzetti di cibo. Il divertimento e l’atto del giocare insieme sono due fattori fondamentali.

Restano diversi i giochi consigliati, come quello famoso dell’aeroplanino o del trenino, un classico sempre valido. In questo periodo della sua esistenza il bambino comincia ad essere attratto dal mondo, da quello che è a lui esterno e questa sua “distraibilità” può ben essere usata in maniera opportuna dal genitore per farlo mangiare. Un altro gioco consigliato è quello del lancio del cucchiaino, o di altri oggetti piccoli, che risulta essere tanto divertente quanto istruttivo in questo delicato momento di crescita del piccolo; spesso è il bambino che fa cadere il cucchiaino per poi andare a cercare con lo sguardo il genitore aspettando di farselo restituire. Altri consigli sul momento della pappa si trovano comodamente online (ne parlano ad esempio globo, mukako ma anche moltissimi altri, basta cercare e troverete un sacco di materiale), ma il buonsenso e la vostra vantasia devono farla da padrone!

L’adulto però dovrebbe evitare di ripetere questa azione, evitando anche di stancarsi nel raccogliere il cucchiaino, perché con questo gioco il piccolo apprende che l’oggetto continua ad esistere anche quando lui non lo vede, concetto che sarà poi allargato propriamente anche alle persone, cioè al fatto che il papà e la mamma ci sono anche se non sono visibili perché in un’altra stanza. Si deve pensare poi a quel che accade quando un genitore vuole forzare un bimbo a mangiare qualcosa che non è di suo gradimento ricorrendo ad atteggiamenti intrusivi, iper controllanti, ansiosi e preoccupanti. Questa azione può purtroppo sfociare in quella che i pediatri chiamano food adversion, cioè rifiuto per particolari cibi da parte del bambino, che finisce con lo sviluppare un atteggiamento reattivo avente come caratteristica una alimentazione restrittiva e selettiva e, molto spesso, non salutare. In conclusione la pappa è meglio se tranquilla e divertente.

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