Trattamenti Reiki per i disordini alimentari
I disordini alimentari sono purtroppo un disagio in forte crescita in Italia negli ultimi anni.
Una maggior accelerazione si è vista in concomitanza alla diffusione dei mezzi di comunicazione globale, social network in testa, che hanno agevolato la proposta di modelli e stereotipi per il fisico femminile e maschile il più delle volte irraggiungibili e spesso frutto di abbondanti aiuti chimici (sostanze anoressizzanti e anabolizzanti).
Come si evince da questo articolo sul sito del Ministero della Salute, l’età in cui compaiono i primi sintomi dei disagi alimentari si sta abbassando sempre di più, essendo registrati casi anche di bambini di 8-9 anni che presentano questo tipo di problematiche.
Un problema grave, quindi, che colpisce sempre più persone, e sempre di più giovane età.
Le statistiche ci dicono che sono soprattutto le donne a soffrire di disordini alimentari (bulimia e anoressia) essendo più sensibili degli uomini alle tematiche che riguardano la forma fisica.
Molto spesso questo tipo di problemi si presentano in forma non del tutto chiara, come la bigoressia o la ortoressia, che tendono a trasformarsi rapidamente in disordini alimentari.
Il trattamento dei disturbi dell’alimentazione è molto critico e delicato, dovendo accostare la terapia psicologica a un serio programma di educazione alimentare attraverso un percorso terapeutico che può coinvolgere anche decine di specialisti diversi.
Purtroppo, in molti casi, se non presi in tempo, la problematica del disagio alimentare tende a cronicizzarsi e a perdurare per tutta la vita dell’individuo.
Tra le terapie alternative da accostare a quelle della medicina ufficiale per il trattamento dei disordini alimentari, Reiki ricopre sicuramente un posto privilegiato, data la sua estrema versatilità e la totale assenza di controindicazioni.
Questa pratica, di origine giapponese, è molto diffusa nel mondo e anche in Italia conta moltissimi estimatori e praticanti.
Abbiamo cercato di capirne di più sull’efficacia di Reiki per il trattamento dei disordini alimentari intervistando Federico Scotti, uno dei più importanti esperti italiani di Reiki, disciplina che insegna e pratica a Milano al Centro My Reiki, di cui è direttore.
Il trattamento Reiki, come ci spiega Federico Scotti sul suo sito, consiste nel riequilibrio dell’energia della persona attraverso l’imposizione delle mani da parte di un operatore qualificato. Tale riequilibrio permette di migliorare l’armonia di mente e corpo.
L’energia che viene utilizzata dall’operatore per ottenere questo risultato di equilibrio armonico è appunto l’Energia Reiki, che, nell’ambito dell’omonima disciplina giapponese, rappresenta l’Energia dell’Universo.
Quali sono i principali vantaggi e benefici di un trattamento Reiki per i disturbi alimentari?
Innanzitutto, c’è da dire che Reiki, a differenza di molte altre così dette terapie alternative, non ha alcuna controindicazione. Se una persona ad esempio assume antidepressivi, antipsicotici o litio per il trattamento farmacologico dell’anoressia, in nessun caso la terapia Reiki interferisce sull’efficacia di questi farmaci. Questo è un bel vantaggio in quanto Reiki può dunque accostarsi in maniera non invasiva ad una terapia farmacologica già in atto, coadiuvandola e supportandola.
In secondo luogo, un trattamento Reiki permette di ottenere in maniera pressoché immediata un profondo stato di rilassamento della persona che perdura oltre il trattamento per parecchi giorni, agevolando così non poco la gestione di questo tipo di problematiche.
In terzo luogo, Reiki agisce in maniera molto profonda sull’equilibrio psico-fisico della persona, aiutandola in un percorso di accettazione del sé e di autostima.
Quante sono le persone che si rivolgono a te per problematiche alimentari?
Una premessa: la maggior parte delle persone che si rivolgono a Reiki lo fanno per problematiche relative alla sfera psicologica o psichiatrica. È molto difficile che una persona, alla prima seduta, mi dichiari un disagio alimentare, ma lo cela al di sotto di un più vago disagio di tipo psicologico, principalmente identificato come depressione.
Soltanto dopo due o tre sedute appare chiaro il disturbo alimentare, che viene spesso nascosto perché considerato qualcosa di cui provare vergogna. Tirando le somme, potrei dire che almeno il 15-20% delle persone che si rivolgono a me per problematiche inerenti alla sfera psicologica o psichiatrica soffrono di problemi di tipo alimentare.
Che tipo di trattamenti esegui per i disagi alimentari?
Sono trattamenti incentrati in particolar modo sulla sfera mentale ed emotiva della persona, volti a potenziare la percezione del proprio valore che è il punto debole da cui emerge questo tipo di problema. Se la persona ha infatti scarsa autostima e soprattutto ritiene il proprio valore dipendente dall’aspetto fisico, la possibilità di incorrere in anoressia e bulimia è molto alta.
I miei trattamenti quindi potenziano la percezione di quello che io chiamo il valore inerente della persona, ossia il valore che la persona si attribuisce indipendentemente da qualsiasi riscontro esterno.
Quali sono i tempi per il trattamento della problematica?
Dipende naturalmente da caso a caso, e soprattutto da quanto tempo la persona soffre di disordini alimentari. Dalla mia esperienza posso dire che, nel caso i disagi alimentari siano insorti da non più di uno o due anni, sono necessarie una decina di sedute per ottenere dei risultati evidenti e in molti casi definitivi. Per le persone invece che soffrono di disturbi alimentari da più di due anni, è necessario prevedere un percorso molto più lungo, a volte anche della durata di un anno o più. In questi casi spesso, a problematica risolta, richiedo comunque alla persona di tornare periodicamente (ogni 3 o 4 mesi) per un trattamento che possa garantire il mantenimento dell’equilibrio necessario per non ricadere nel disturbo.
Cosa consiglieresti a chi soffre di disturbi alimentari?
Di non perdere tempo e di occuparsi il prima possibile di potenziare la percezione del proprio valore inerente attraverso un ciclo di sedute Reiki. Più la persona passa del tempo in uno stato di disarmonia alimentare e più tempo ci vorrà per tornare in armonia.
Sono consapevole tuttavia che il più delle volte le persone non vogliono accettare di soffrire di questo tipo di problema o pensano di poterlo gestire autonomamente senza chiedere aiuto a nessuno e questo secondo me è il principale motivo che rende difficile poter intervenire per tempo sia per quanto riguarda le terapie ufficiali sia per quanto riguarda le terapie alternative o complementari.